Testo Critico

di  Stefania Pieralice


Tina Lupo, autrice di opere d’arte in oro la cui simbologia è mutuata dal suo repertorio pittorico e scultoreo, diviene una sorta di “  fabbro sciamano e alchimista “ .    L’artista continua a raccontare la storia  dell’Umanità  al cospetto dei misteri  della creazione , oltre il tempo e lo spazio.  La lavorazione del metallo diviene ,al pari della realizzazione di un quadro o di una scultura , pratica devozionale e strumento in grado di indagare l’insondabile .  Tuttavia Tina  è questo e altro ancora, arrivando  persino ad incarnare – nel suo tempio sacro di spiritualità- una sorta di “ sacerdotessa del fuoco eterno “ .  La sua non è mera arte  ma        “ religione “  fatta di repertorio visivo, tangibile;  fatta  di rivelazioni .   La Nostra, in ogni sua realizzazione, consegna ai suoi discepoli una memoria archetipica  dove l’oro , secondo la trasmutazione alchemica ,si confonde con il sole  della conoscenza.


                                                                                     ( Stefania  Pieralice )

Dall’ ATLANTE  DELL’ ARTE  CONTEMPORANEA  - 2024 -  GIUNTI  EDITORE

Testo critico della Dott.ssa  Stefania Pieralice


TINA LUPO, nome d’arte  di Maria Donata Lupo, è nata  il 13 gennaio 1949 a Genzano di Lucania , in  provincia di Potenza .  Per comprendere appieno la produzione della Nostra  è necessario  cominciare a studiarne i disegni , per lo più studi per sculture , che appaiono essi stessi mossi da un senso estetico  e artistico a se stante .  Analizzando il tratto che compone  le figure  si nota un’ iniziale approccio  futurista – che si palesa  durante la metà degli anni Settanta – con un energico approfondimento delle  masse  e della loro movenza  all’interno di spazi definiti da forme geometriche i cui confini , però, non vengono imprigionati , ma sono liberi di muoversi attorno ad esse.  Il tracciato , eseguito a penna o matita , permane  rapido  e diviene sempre più sicuro , alle volte connotato da ombreggiature  pittoriche specchio di quella  foschia  spaesante che si trova nei quadri .  Per quanto concerne le opere su tela , si nota come il lavoro di Lupo sia concentrato su un codice espressivo volto a nascondere verità  alchemiche dietro a immagini amorfe , che riportano alla  memoria figure conosciute ma perse  nei meandri della mente.  Un esempio è ravvisabile  in Iniziazione , eseguito nel 2009 . Ivi un’essenza granitica  quanto la sabbia che la circonda  viene illuminata  da una luce ultraterrena , all’interno una struttura composta da cerchi che combaciano alla perfezione .  Il mondo terreno , quello rappresentato dalla simil  mummia egizia – ancora più chiara in  Sol invictus  dell’anno seguente – e quello celeste della sfera abbagliante trovano un equilibrio geometrico , in quanto tale puro, inossidabile.   In tale percezione arcana l’approccio della Nostra appare assimilabile alla poetica di Hilma af Klint.   Il lavoro del Maestro di Solna  è ispirato da forze spirituali  e lo scopo è trasmettere  verità altrimenti non percepibili .  Le forme geometriche astratte , i simboli e i colori , sia in Lupo che in af Klint  hanno il fine di rappresentare tali concetti ed energie .  Nei dipinti di Lupo l’uomo non è mai trattato in maniera realistica , bensì come anima , essenza spirituale : noi infatti , sembra affermare,  abitiamo per un certo periodo una macchina biologica che è costituita da pensieri, emozioni e, solo   in parte , dalla carne .  Essa è mossa da energie  superiori , ubicate  all’interno di noi , nelle profondità della  Terra  e nelle alte sfere dell’universo.  La cura fisica delle persone avviene  quindi anche attraverso quella spirituale ,in quanto la mente e l’anima sono interconnesse .  E’ questo il concetto alla base dell’opera Curandera  del 2010 , ove la grande guaritrice combatte i mali grazie alla sua conoscenza olistica dei labirinti profondi della psiche umana .  Le culture dalle quali la Nostra attinge sono infinite , passa dalla sciamanica a quella egizia fino alla cristiana .  A quest’ultima si rifà per esempio in tutta una serie di lavori che vertono sulla figura del Diavolo , creati dal primo decennio degli anni Duemila, come   Demoni  del 2011, nei quali si  ritrova quel triangolo rosso rovesciato presente nelle dune dei Convitati del 2009 .  In quest’ultimo tutti gli elementi sono immersi nella figura geometrica che giace , in un’oscura stanza , su monti con screziature rosso fuoco .  Al 2013 risalgono i dipinti come Satirogenia , quindi il parto dei Satiri , figure associate al male e all’eros che trovano la loro massima espressione nella Satiriasi , titolo anch’esso di un lavoro  di quell’anno .  La figura che risulta decisiva per riassumere la visione di Tina Lupo è Manasse, al quale è dedicata l’omonima tela del 2012 .  La storia di questo re è vista dall’occultismo secondo due punti di vista . In un primo, egli viene descritto  come il governante malvagio che si pentì e chiese perdono , simboleggiando quindi il processo alchemico di trasformazione , per mezzo del quale i materiali di base vengono purificati e trasmutati in qualcosa di più elevato e raffinato .  A questa concezione è anche ricollegabile la ricerca della pietra filosofale , associata all’oro, elemento che, non a caso, è alla base delle creazioni dei gioielli del Maestro  di Genzano di Lucania .  Il secondo modo di guardare a Manasse è quello che indaga il suo interesse per la magia e per l’affermazione del sincretismo religioso , mostrandolo dunque quale messaggero dell’importanza della fusione culturale  e spirituale : questa mescolanza è, difatti, alla base della poetica della Nostra.   I dipinti su carta  sono interessanti in quanto riflettono l’attenzione per le stelle , presenti anche nelle opere su tela e nelle sculture . Si veda Sirio e Vega , tra gli astri più brillanti della notte , disegnati nel 1997 , o il  mistero del Tempo , scultura in metallo bianco brunito formata da una mezzaluna dalla quale discendono scalini sempre più stretti che si incuneano a formare un ideale triangolo, simbolo, sembra, della difficoltà di giungere alla verità superiore con la sola ragione .  Il triangolo si ritrova in  Nereide , nome assegnato all’opera scultorea eseguita in marmo e metallo nel 1993 ( si veda immagine nella speciale sezione regioni: Basilicata ).  La scultura prevede una forma totemica al cui vertice vi sono triangoli, l’uno dentro l’altro, di numero tre, quantità simbolica quanto mai pregnante , e una mezzaluna sorretta da due piccoli pilastri.  Quest’opera deve il nome alle ninfe marine della mitologia greca legate ad Andromeda , e quindi all’ambito celeste , tramite la genealogia materna.  Il triangolo è legato al tre, che non solo è il numero magico cristiano , ma fu anche associato dai Greci , per la sua forma , al Delta del Nilo.  La commistione  tra l’idea del mare e del cielo è alla base di questa scultura , realizzata in materiale scelto al fine di servire  da faro ideale dei naufraghi : il metallo lucidato riflette , infatti i raggi solari .  Tina Lupo crea sempre opere mistiche e misteriche che dialogano concettualmente tramite un linguaggio semiotico , legato alla forma fisica d’insieme, in una fusione estetica e simbolica inscindibile.


                                                                                                                 ( Stefania  Pieralice )