Contemplare le ricercate tematiche delle pitture e delle sculture di Tina Lupo significa smarrirsi in uno spazio intriso di misticismo. L’arte della Nostra ci trasporta in un percorso che ottunde ai sensi e disloca la mente in una dimensione al di là del percettibile, reso graficamente attraverso una libera reinterpretazione di iconografie del vicino oriente antico. La scultura, realizzata con fusione a staffa in metallo, ci appare come un monolite dalle tinte fosche la cui struttura sulla sommità richiama gli attributi degli dei dell’antico Egitto. L’opera appare quasi come un obelisco posto a frontiera del mondo materiale e quello astrale, spingendo l’osservatore a fermarsi e a meditare, elevando i suoi pensieri verso nuovi piani dell’esistenza. Tina Lupo non è mera artista ma Sacerdotessa di Misteri.
Gianni Dunil
IV Esposizione Triennale di Arti Visive a ROMA 2021
La scultrice Tina Lupo nasce a Genzano di Lucania e lascia la regione natia per trasferirsi prima in Puglia, ove frequenta L’Istituto d’Arte di Bari, poi in Emilia dove completa la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Gli anni trascorsi nel capoluogo felsineo sono stati determinanti non solo per la propria maturazione artistica ma anche per la formazione del suo carattere, date le difficoltà di inserirsi in un ambiente dalla predominanza maschile. Questi ostacoli hanno sicuramente contribuito alla creazione di un linguaggio figurativo diretto e anticonformista che si scostasse fermamente dalle condizioni estetiche dettate dall’istituzione accademica. Di fondamentale importanza sono stati i due soggiorni newyorkesi durante i quali la Lupo è entrata in contatto con le maggiori collezioni artistiche dell’epoca. Successivamente , tra il 1970 e il 2006, il maestro ha avuto modo di mettere a disposizione le proprie conoscenze insegnando tecnica scultorea. Sebbene si definisca scultrice Tina Lupo ama cimentarsi anche nella pittura , nella grafica e nell’oreficeria , esprimendo sempre un linguaggio variegato e multiforme. Qualsiasi sia il medium utilizzato contemplare le sue ricerche tematiche equivale a smarrirsi in uno spazio cosmico intriso di misticismo , costellato da creature esoteriche ed orfiche. Per alcuni versi alcune opere sono da accostarsi stilisticamente alle produzioni dei maestri del ‘900 quali Costantin Brancusi e Mirko Basaldella. L’arte della lucana ci trasporta in un percorso che ottunde i sensi e disloca la mente in una dimensione che volge al di la delle nostre percezioni , resa gratificante attraverso una libera reinterpretazione delle iconografie del vicino oriente antico . Lei stessa afferma come sia mossa da “ un desiderio di conoscenza per esprimere l’Oltre, volto a penetrare la materia “, si dichiara inoltre “ sempre pronta a cogliere l’ispirazione cioè le visioni ipnagogiche che affiorano in ogni dove”. Da Brancusi l’artista attinge l’eleganza e il lirismo nella resa plastica dei volumi, mirati alla realizzazione di fantasmagoriche figure animali spesso provenienti dal folklore dell’Europa occidentale , mentre altre volte si riconoscono somiglianze con le rappresentazioni degli dei del pantheon egizio o mesopotamico . La creazione artistica volge verso la decostruzione formale del soggetto , traducendosi in una semplicità plastica dei volumi spesso necessaria per comprendere la complessità di un apparato iconografico che, sebbene vagamente somigliante a precedenti nella storia dell’arte e dell’archeologia , il più delle volte è completamente inventato dalla Nostra. Le sue sculture ci appaiono distanti dal decorativismo , simili alle produzioni totemiche dei popoli antichi finalizzate unicamente ad una contemplazione di natura spirituale . Questi veri e propri idoli sono caratterizzati da una ieratica monumentalità che tuttavia non rinuncia alla bellezza e all’euritmia compositiva , sebbene talvolta siano manifeste incarnazioni della forza distruttrice degli antichi dei. L’essenzialità delle forme nei soggetti esaltano la possanza di questi “ guardiani silenziosi “, posti lungo frontiere di demarcazione tra il mondo materiale e quello astrale. Trovarsi dinanzi questi obelischi spinge l’osservatore a meditare ,elevando i suoi pensieri verso nuovi piani dell’esistenza. La scelta del metallo consente al Maestro di costruire sofisticati rapporti di rifrangenza con la luce , essa accarezza le superfici , a volte rigide in altre curvilinee , generando straordinarie contemplazioni dalle prospettive multiple ,fruibili solo attraverso un’osservazione totale . Tra i soggetti che prendono forma si configurano “ Bin il distruttore” , “ L’Invitto “, “ L’Ardito “, “L’ Officiante “ e molti altri che definiscono un pantheon personale ricco e sfaccettato nominato da lei stessa “ cosmos cronos “. Presentano tutti attributi tipici delle divinità Egizie , Cicladiche ed Assire, alcune mostranti fattezze di animali altri adornati con attributi iconografici creati ad hoc dall’artista . Nella produzione pittorica la Lupo ripropone i medesimi temi assumendo un tratto bidimensionale , il quale rinuncia alla prospettiva lineare volgendo lo sguardo alla poetica metafisica e surrealista della prima metà del ‘900. Gli scenari sono sempre i medesimi ossia scorci di dimensioni alternative popolate da figure che richiamano l’entropia e la brutalità del cosmo prima dell’avvento dell’uomo , forse un rimando al tema della titanomachia dei miti della grecità . A rafforzare quest’ultima tesi si noti come la Lupo sia solita costruire elaborati reticolati geometrici i quali appaiono come un richiamo all’ordine e alla razionalità degli dei dinanzi a queste creature primitive del caos . Tutta la sua summa riflette il pensiero personale che il Maestro ha in merito alla missione dell’arte, rifacendosi ai Versi D’Oro “ A chi sa ridestare nel suo cuore ciò che di sacro l’anima nasconde , la natura ogni cosa ,poi, disvela” ella aggiunge “ finchè il potere dell’arte è succube di altri poteri non ha una vera missione , non indica la strada , non sussurra il vero, poichè non ha più lo Spirito Santo” tuttavia la Nostra ha anche fiducia che la natura possa ripristinare l’equilibrio. Degna di menzione è anche la sua attività di orafa in cui ogni monile realizzato assume una valenza apotropaica per il portatore , sempre in conformità al tema del trionfo della logica e del raziocinio sulla bestialità dei desideri e delle pulsioni incontrollate. Tina Lupo non è solo un’artista ma primariamente “ profetessa “, figura di raccordo fra il mondo divino e il mondo umano , come un’antica sacerdotessa svela i misteri occulti celati nel mondo visibile.
Gianni Dunil
Atlante dell'Arte Contemporanea 2021 - Sezione Internazionale
Pittrice e scultrice , Tina Lupo si è formata presso l’Istituto d’Arte di Bari e l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Artista e insegnante di scultura , approfondisce i suoi studi a New York durante gli anni “ 70. L’intera produzione della Lupo propone una rilettura in chiave contemporanea della scultura e della cultura delle antiche civiltà del Mediterraneo . Lo spirito archeologico si fonde con lo sperimentalismo artistico, dando vita a opere di forte innovazione ed eleganza stilistica . La bellezza , la monumentalità e l’armonia compositiva sono alla base della produzione di Tina Lupo; spesso le statue mirano alla rappresentazione della dimensione divina e della potenza distruttrice degli antichi dei pagani, che con i loro miti governavano la psiche e la quotidianità dei popoli antichi . Gli idoli di marmo prodotti dalla civiltà ciclade sono un chiaro punto di riferimento stilistico e concettuale , anche se il materiale utilizzato dall’artista in questione è il metallo . Il dialogo continuo con la Natura e l’antropocentrismo che media tra uomo e Dio, è al centro della produzione artistica della Lupo.
“ La Grande Dea Madre “, della fecondità , o il “ Dio Bin distruttore “ sono figure dalle sagome elaborate , proporzioni eleganti e rigide superfici , dove le forme si definiscono principalmente attraverso il contorno . Dal punto di vista dello stile , sono significative la purezza delle linee e l’accentuato geometrismo , che donano ieraticità e monumentalità alle figure.
Gianni Dunil
tratto dal 1° volume dell'Arte Contemporanea DE Agostini - 2019
Tina Lupo lascia la città natale per trasferirsi a Bologna. Da sempre interessata all’Arte, si forma presso l’Istituto d’Arte di Bari e l’Accademia di Belle Arti di Bologna . Dal 1970 al 2006 insegna tecnica scultorea. L’itinerario della Lupo viene intervallato da due soggiorni di formazione a New York, di fondamentale importanza per l’ampliamento del suo bagaglio culturale. Questa multiforme ricerca si estende anche alla grafica , alla pittura e all’oreficeria. La nostra crea delle opere estremamente suggestive , le quali traggono origine da un timore reverenziale , da una trance estatica che pervade l’artista nel corso del processo creativo. La sua reale aspirazione è infatti quella di essere “ tramite di un dono spirituale che richiami alla luce “. Attraverso le figure metalliche ,formalmente sintetiche e quasi totemiche , l’artista vuole abbattere i consueti canoni estetici della scultura , dandole una nuova voce e un diverso significato simbolico con un’estrema icasticità , che sembra rimandare direttamente agli ieratici idoletti cicladici di valenza taumaturgica . Questo concetto è sapientemente espresso nell’opera “ Gli Sposi e il Corteo “, dove dà spazio al dualismo simbolico in una sorte di rappresentazione teatrale di figure semplificate , in cui ognuna personifica un elemento . Al gruppo centrale dei coniugi, evocatori rispettivamente del sole e della luna , si accompagnano una serie di altri soggetti , uniti al gruppo principale non solo idealmente ,ma anche dal punto di vista proporzionale . “ Savio “, caratterizzato da una forma delicata e quasi impalpabile , rappresenta l’elemento dell’Aria ; “Oannes “ , la cui sagoma allude a quella di un pesce è simbolo dell’acqua; ambedue preceduti da “ Egipan “ che ricorda un satiro , alludendo alla terra , e da “ Dardano “ , una sorta di mago religioso di antica memoria , con una formula magica in alto, in riferimento al fuoco motore della conoscenza. La sua ricerca affonda le radici nella cultura primitiva delle antiche civiltà mediterranee, tradotte in un linguaggio estremamente attuale, immoto e suggestivo. Linee semplici, astratte e geometrizzanti caratterizzano le sue creazioni. Tina Lupo presenta delle sculture che prediligono il punto di vista frontale o quello imposto dall’artista , le quali quindi rompono la tradizione cara alla scultura antica , a tutto tondo, che ne consente la fruizione da ogni lato.
L’astante resta inevitabilmente spiazzato dinanzi a tale manifestazione . Non comprendendone il significato ad una prima visione superficiale . Mediante il superamento di barriere visive e concettuali,si riesce ad apprezzare a pieno il valore primigenio della sua ricerca , la scelta meditata di strutture archetipiche revocatrici di linguaggi ed istanze globali. Delicatissima è anche la selezione dei materiali utilizzati per le sue creazioni , preferendo il metallo bianco brunito che consente una straordinaria vibrazione della luce , rendendo quindi la superficie mobile nella contestuale fissità delle figure. La sua operazione in ambito scultoreo dialoga direttamente con quella pittorica , in diretta continuità. Le forme dei suoi dipinti sono infatti estremamente simili a quelle delle statue, bidimensionali, piatte e fortemente evocative , la cui codificazione è generalmente supportata da titoli allusivi e paradigmatici . Il cromatismo è delicato e senza eccessi , caratterizzato da sapienti trapassi chiaroscurali. Nella composizione si possono individuare talvolta rimandi alla tradizione egizia , però declinati dall’artista in scenari surreali e quasi metafisici, dove è il linguaggio dell’anima il vero protagonista . In una dichiarazione personale , ella afferma di avere come obbiettivo quello della “ ricerca del tempo smarrito “ rievocato nella sua produzione , il quale rivive nella memoria attraverso la forma . Tina Lupo espande la sua indagine anche nel settore dell’oreficeria , creando dei monili di grande particolarità , portatori di messaggi universali. Essi, una volta indossati , diventano parte integrante della vita del singolo. La sua variegata produzione artistica ha incontrato il favore della maggior parte della critica . Le sue opere sono conservate infatti presso il Museo di sculture all’aperto di Riccione, Il museo del francobollo di Jesolo e in numerose collezioni private italiane e estere, soprattutto a New York . Ella ha infatti preso parte a numerose esposizioni di carattere nazionale e internazionale, tra le quali si menzionano , a titolo non esaustivo le collettive “ Nero Tema “, Museo Diocesano Gubbio, 2019; “ Da Picasso agli artisti contemporanei “ Museo Ribezzo , Brindisi 2019 , “ Infiniti mondi “-Palazzo Maffei Marescotti –Roma 2018; “ PaviArt ”, Palazzo delle esposizioni , Pavia 2017 ; Carousel du Louvre , Musèe du Louvre, Parigi, 2015 ; “ Grand Expò alla Sapienza “, Università degli Studi La Sapienza , Roma 2013 . ecc.
Gianni Dunil
tratto dal 2° volume Dell'Arte Contemporanea DE Agostini - 2020
Nel volume CONGIUNTI il Prof. Gianni Dunil confronta l’opera su tela “ Mont’Agnus “ con l’opera “ La torre di Babele “ di Bruegel il vecchio .
“ Modellata dal vento nel deserto , la costruzione al centro dell’opera Mont’Agnus ci trasporta in una dimensione mitica e onirica dove il realismo lascia il posto a un pensiero immaginifico in grado di trasfigurare simbolicamente il soggetto. Il dipinto ritrae un monte posto in un’ambientazione isolata ; osservando con attenzione gli elementi da cui è connotato , si può ravvisare , nel rilievo , la rappresentazione del Golgota , il luogo del calvario di Cristo , raffigurato con diciannove croci di cui una , più grande delle altre, è impressa nella roccia con un colore rosso sangue. Il monte della crocifissione , luogo iconico della malvagità umana, viene descritto dall’artista attraverso un’impostazione scultorea che ricerca una volumetria controllata ,solida e massiccia. Stagliata al centro del quadro , l’imponente collina richiama nelle sue forme La torre di Babele (1563) di Pieter Bruegel il vecchio , una celebre rappresentazione dell’episodio della costruzione dell’edificio biblico contenuta nel libro della Genesi. Lupo riprende la maestosità con cui la torre si innalza sul paesaggio, donandole una configurazione surrealista che supera la verosimiglianza della figurazione. In luogo della stessa , troviamo elementi simbolici come la croce o la forma del monte , richiamante l’immagine del ventre di una donna . L’atmosfera da favola resa dal pittore fiammingo si distanzia , tuttavia , dalla nitidezza del segno di Lupo, mediato dalla drammaticità delle pennellate , sfumate in toni chiaroscurali con un effetto materico . In Mont’Agnus , il luogo del dolore e della perdita diviene un essere antropomorfo portatore di ferite simboliche : lo stesso, tuttavia, sembra serbare in nuce il rimedio a tali lacerazioni , offerto dalla redenzione . Vista in questa prospettiva , l’opera giunge a raffigurare il mistero della vita e della morte, collegandosi ai valori spirituali tradizionalmente legati al luogo del Calvario . La versione del dramma prospettata dalla Nostra trasforma il luogo di inaudite atrocità in momento intenso di riflessione da cui può sorgere il risveglio mistico dell’umanità .
( Gianni Dunil )